Riflessione 39-2024
Ci avviamo verso la fine dell'anno liturgico in cui siamo stati accompagnati dal Vangelo di Marco e come nelle ultime domeniche l'evangelista cerca di rispondere a questa domanda: Chi è il discepolo capace di riconoscere e seguire Gesù? Chi è in grado, come il Maestro, di testimoniare di essere amato dal Padre e, per farlo, è disposto a morire, a prendere la sua croce? Non il giovane ricco, troppo legato alle sue cose. Né gli apostoli, tutti intenti a farsi le scarpe per un po’ di (vana) gloria. Ma Bartimeo, il cieco mendicante che segue il Maestro dopo essere stato amato e guarito. Ecco il vero discepolo: colui che si scopre amato e guarito e che, perciò, può dire a tutte le persone ferite che incontra: coraggio, alzati, Gesù ti chiama. Chiama me, chiama te, chiama la nostra Chiesa a rileggere il proprio stile di vita, la propria prassi pastorale, per vedere se e quanto ancora dice di Dio, oppure quanto, di ciò che facciamo è legato all’abitudine. Gli scribi di cui parla Gesù questa domenica sono ben diversi da quello della ricerca della verità che abbiamo incontrato domenica scorsa. Sono uomini religiosi, autorevoli, che hanno fatto della loro fede, della loro scelta, del loro ruolo sociale un idolo religioso. Gli scribi sono descritti da Gesù come persone vanitose, che fanno del loro servizio una smisurata ricerca di potere: amano indossare una divisa per farsi riconoscere, amano il rispetto timoroso dei poveri cittadini, amano essere considerati come delle autorità, sono sempre presenti agli eventi sociali, godono della loro posizione e non perdono l’occasione per mettersi in mostra. La loro fede è diventata occasione di prestigio e di ostentazione, vivono di rendita sul rispetto del popolo, godono di una fama assolutamente immeritata. Gli scribi divorano i denari delle vedove, dice Gesù. Se la vedovanza già rappresenta uno stato di grande dolore, di lacerazione interiore, di frantumazione di affetti... restare vedove, al tempo di Gesù, era una vera e propria tragedia. Senza servizi sociali, senza appoggio dalla famiglia di origine, spesso la vedova si vedeva costretta a mendicare per vivere o, peggio ancora, a prostituirsi. La condizione della vedova, perciò, era la peggiore che si potesse immaginare: sola, senza sussistenza economica, disprezzata perché mendicante o prostituta. Ma ricercata dagli scribi che riuscivano a ricevere donazioni o elemosine da donne rimaste sole e plagiate in nome di Dio. La vedova del Vangelo getta nel tesoro del Tempio qualche soldo, mentre i notabili della città e i devoti si spintonano per far notare le somme considerevoli che versano nelle casse del Tempio appena ricostruito. Gesù loda la generosità di questa donna che ha dato il suo necessario come offerta a Dio, e ignora le generose offerte di facciata dei ricchi di turno. Ci sono momenti nella vita in cui perdiamo tutto: salute, lavoro, una persona cara (non necessariamente perché muore), la voglia di vivere. Momenti faticosi, terribili, in cui abbiamo l’impressione di non sopravvivere. La vedova del Vangelo, mette quel poco che ha per il Tempio, per Dio. Non sa dove finiranno i soldi, forse saranno disprezzati dal sacrestano del Tempio, forse serviranno a comperare detersivo per i pavimenti… poco importa, il suo gesto è assoluto, profetico, colmo di una tenerezza infinita. Dona quel poco che ha per Dio. L’elemosina che fa è del suo cuore, di ciò che è, perché non ha nulla. Si mette in gioco, non delega ad altri. Così anche noi, impariamo a gettare nel cuore di Dio l’essenziale, non il superfluo, non i ritagli di tempo, o qualche ora di devozione domenicale, o un po’ di moralismo, diamo al Signore il nostro cuore. Tutto ciò che siamo, Lui vuole noi! Lui ci ama per quello che siamo, a prescindere, perciò possiamo cambiare. Alla fine di quest’anno liturgico allora, Marco e, dietro di lui Pietro, ci dice ciò che ha capito nel seguire Gesù: la vita è dono. Ricevuto e speso. Accolto e donato. Perché è l’amore che fa girare il mondo. Siamo quel che doniamo. E doniamo quando ci scopriamo amati. Ecco il vero discepolo. Buona domenica, sappiatevi amati.
Aprendo il file .pdf. "Riflessioni e giochi" sotto l'immagine in fondo alla pagina potete accedere ad una riflessione del Vangelo per tutti, in particolare per famiglie e ragazzi, tratto dalla rivista "Catechisti parrocchiali", un modo per evangelizzare i più giovani allegramente, con un linguaggio semplice e gioioso.
Come di consueto propongo l'audio commento al Vangelo di Paolo Curtaz, un modo per lasciarsi evangelizzare semplicemente ascoltando: https://soundcloud.com/paolocurtaz/commento-al-vangelo-del-10