Museo parrocchiale
Nel complesso della casa parrocchiale di Ponte, in piazza Bernardino Luini 12 è allestito il Museo parrocchiale.
Il Museo raccoglie e conserva un ricco patrimonio dall'alto valore storico e artistico: storico perché ogni oggetto è testimonianza della fede, della ritualità, della vita religiosa della comunità; artistico per la provenienza dei manufatti da botteghe regionali italiane, per la qualità della fattura e per la nobiltà dei materiali.
Gli oggetti custoditi - e solo parzialmente esposti - provengono dalle numerose chiese, parrocchiale e sussidiarie, e oratori, anche privati, della parrocchia, che ne conta ben 17.
Quando, in passato, erano tutte abitualmente officiate, erano dotate di suppellettili d'altare, vasi eucaristici, reliquiari, paramenti per ogni periodo dell'anno liturgico.
Il progressivo abbandono delle chiese ha esposto pericolosamente questo patrimonio al vandalismo e alle ruberie, tanto da suggerire a don Leopoldo Civati, già negli anni '40 del secolo scorso, l'opportunità di individuare "un locale debitamente illuminato, cioè una specie di museo; chissà mai che col tempo si riesca ad avere qualche bel locale a questo scopo, avremmo preziose opere d'arte da mettere in luce".
Il Museo parrocchiale di Ponte in Valtellina si affaccia sul cortile della casa canonica; si accede alle sale poste a pianterreno dall'elegante portico cinquecentesco, sotto il quale, entro una nicchia, è conservato l'ingranaggio del vecchio orologio della torre campanaria.
Originariamente il corpo di fabbrica era un rustico, costituito dalla cantina, dalla tinaia e da magazzini, ove si conservavano i prodotti della terra costituente il cospicuo beneficio ecclesiastico.
Verso sud, prospettante su piazza Luini, è annesso al museo l'antico oratorio dei disciplini, usualmente chiamato "sala della sibille" per i busti delle profetesse che sono affrescati, tre entro ciascuna delle quattro vele, sul soffitto a volta a crociera. L'opera pittorica è, con buona sicurezza, ascritta al maestro Fermo Stella di Caravaggio, che fu attivo in Valtellina, e a Ponte in particolare, nel primo quarto del Cinquecento.
Una scala lapidea conduce dal cortile alla "sala Civati", ubicata al primo piano.
L'ampio salone, che fu un tempo granaio, divenne negli anni '20 del secolo scorso l'oratorio per i giovani. L'attuale intitolazione ricorda il parroco Civati che volle uno spazio per l'educazione dei giovani, ma vagheggiò anche strenuamente, anni dopo, un luogo ove conservare suppellettili, quadri, paramenti, dispersi nelle sagrestie delle chiese sparse sul territorio.
Poche le sculture, se si escludono le formelle del portone, montate su un pannello realizzato nell'Ottocento in occasione del rifacimento del manufatto, qualche statua di santo (San Lorenzo, San Maurizio, Sant'Antonio da Padova, il Divino Infante).
Molte, invece, sono le opere pittoriche, a cominciare dall'ampia volta affrescata nella "sala delle sibille".
In questo stesso oratorio sono conservate le Storie della Vergine , quattro tele a tempera attribuite a Bernardino De Donati, costituenti, in origine, le ante dell'ancona della chiesa. Tre "strappi", effettuati in momenti diversi, sono testimonianza dei mutati criteri di conservazione: una Madonna col Bambino e offerente è stata ampiamente ridipinta; Una lunetta con La vergine, un imperatore e un pontefice, ha subito modesti interventi conservativi, senza pesanti ridipinture; un ampio affresco con la Vergine e il Bambino e Sant'Antonio , staccato nei primi anni del secolo corrente, ha subito solo un restauro leggero, mantenendo le lacune cagionate dal tempo.
Nella "sala Civati" è esposta una ricca quadreria, con opere che datano dal '500 (una tavola lignea) al XIX secolo.
Di grande valore, importante per le dimensioni e il luminismo settecentesco, la tela di Gaetano Gandolfi raffigurante gli Apostoli intorno al sepolcro della dormitio Virginis ; più sobria nei colori e negli atteggiamenti degli astanti, una Pietà del primo '600.
La collezione comprende pale d'altare, quadri devozionali dedicati a Santi diversi, tavolette ex voto e ritratti di religiosi. Le suppellettili d'altare, croci e candelabri, carteglorie, reliquiari, calici e patene, pissidi e ostensori, turiboli e navicelle, si contano numerose tanto da non poter essere tutte esposte negli spazi del museo.
All'alto valore liturgico, si unisce in molti casi il valore artistico, per i materiali usati, soprattutto l'argento, per la tecnica di realizzazione, cesello, bulino, intaglio se si tratta di legno, dorature ed altro ancora.
Si distinguono, tra tutti, una croce processionale cinquecentesca, calici della fine del '400 e del '500, lampade pensili in argento, inviate dai migranti che, una volta giunti in luoghi lontani, non dimenticavano il proprio paese e inviavano suppellettili come segno del loro profondo legame affettivo e della nostalgia.
Del Settecento, e giunta proprio come dono dei benefattori di Roma, è una cornice argentea voluta per la chiesa di Madonna di Campagna.
Si contano decine di reliquiari, diversi per foggia - a busto, a ostensorio, a cassetta -; per materiali - legno, lamina metallica, lamina d'argento -; per dimensione; dietro vetri impolverati ancora si intravvedono, legati con nastri variopinti, i resti di santi, oggetto della venerazione popolare, invocati individualmente in caso di malattia o collettivamente contro calamità ed epidemie e portati in processione durante il rito delle Rogazioni.
Si conserva la ferula, in argento, privilegio dei prevosti di Ponte, lasciata in eredità da don Carlo Gusmeroli che resse la parrocchia tra la fine dell'Ottocento e i primi anni del Novecento. Il corredo tessile è costituito da una insolita varietà di paramenti e di paliotti, ricchi per la qualità dei tessuti, belli per la preziosità dei ricami, funzionali per la completezza dei colori via via usati durante l'anno liturgico: il verde per il tempo ordinario, il rosso per le feste dei martiri, del patrono, della Pentecoste..., il bianco per il tempo pasquale, il rosa, che si usa solo in due domeniche (l'una durante l'Avvento e l'altra durante la Quaresima) e, rarissimo, l'azzurro. Ovviamente non mancano i più cupi colori nero e viola.
Ricchi i ternari usati per le concelebrazioni di più religiosi, completi di piviale con scudo ricamato: ve ne sono uno bianco e uno rosso.
Numerose le pianete, di seta, di broccato, di velluto, tessute con fili dorati, ricamate con ornamenti policromi, tutte corredate di stola, manipolo, velo da calice e busta d'altare.
Provengono da manifatture lontane, sono dono degli emigranti, o di qualche fedele, o di qualche religioso. La loro preziosità ha suggerito la realizzazione di un espositore, collocato nella "sala Civati" appositamente studiato per proteggerli dalla polvere, dalla luce e dalla umidità Non spiace vedere, accanto a simili lussuosi tessuti, l'ordinario cotone rosso della tunica dei confratelli della congregazione del Santissimo Sacramento, o quello di color avorio sul quale spicca colletto azzurro, emblema della compagnia dei Luigini consacrati a San Luigi Gonzaga.
Il Museo è visitabile solo su prenotazione rivolgendosi ai responsabili o scrivendo una mail a: ponte.smaurizio@gmail.com
Museo Parrocchiale
Piazza B.Luini 12
23026 Ponte in Valtellina (SO)
Responsabile: Prof. Augusta Corbellini (+39 0342 482816)