Riflessione 30 - 2023
Nel Vangelo di questa domenica Gesù continua a spiegarci, con il linguaggio semplice delle parabole, com'è il Regno di Dio. Linguaggio semplice ma nascosto, che richiede una spiegazione o riflessione approfondita per essere compreso. Così dopo aver capito che il padre semina abbondantemente su tutti i terreni, che siamo noi; dopo compreso che il grano deve crescere insieme alla zizzania e separarto solo al momento della raccolta, per non rischiare di strappare, per errore, neanche una spiga di grano buono; oggi ci troviamo di fronte a due parabole molto simili: le parabolre dei tesori. Sono due parabole molto simili, sia nel contenuto che nella struttura, che evidenziano un concetto piuttosto evidente: Dio è la cosa più bella che ti possa capitare!!! E' una sorpresa per cui vale la pena di abbandonare tutto, una gioia che ti fa dimenticare tutto il resto. Ma devi agire con scaltrezza e urgenza se vuoi che ciò accada, devi fare la tua parte!!! Ci sono, nel racconto, alcuni dettagli da sottolineare, sfumature che, completano e danno un'ulteriore senso alla parabola: nella prima viene descritto lo stupore del bracciante per la scoperta, poi la decisione di vendere tutto per acquistare il terreno. Accade anche a noi così: ci avviciniamo (o riavviciniamo) alla fede perché affascinati da qualcuno che ci attrae o da qualcosa di prezioso che ci affascina. Ma solo dopo che ci siamo schierati e fidati scopriamo tantissime altre cose su Dio e su di noi e possiamo gioire del tesoro della sua presenza. Un altro dettaglio che mi incuriosisce è il valore della perla. Nell’antichità era considerata la cosa più inestimabile che si potesse possedere, come oggi accade con i diamanti. Le perle si pescavano nel mar Rosso o nei mari dell’Arabia ed erano ambitissime. La ricerca ostinata da parte del mercate della perla "perfetta" dal valore inestimabile è un altro modo di approcciarsi alla fede, oppure il proseguo della prima scoperta: una ricerca vocazionale un discernimento che tutti possiamo e dobbiamo fare per scoprire il valore inestimabile della presenza di Dio. Sia il bracciante che il mercante capiscono che quello che hanno trovato è talmente prezioso da far passare tutto il resto in secondo piano, tanto che vale la pena vendere tutto (poco per il bracciante e molto per il mercante) pur di poter acquistare il loro Tesoro. Ma c'è un'altra cosa che due hanno in comune: la gioia!!! Lo ribadisce spesso papa Francesco, il cristiano deve essere gioioso. Troppe volte la fede è stata ettichettata come sacrificio e rinuncia, qualcosa di giusto, di doveroso, di importante ma di mortalmente noioso. In questa parabola, invece, tutto viene ribaltato!!! È la gioia che spinge, è la gioia che converte e convince, è la gioia che fa cambiare. Per questa ragione dobbiamo recuperare e praticare la gioia cristiana che non si riduce ad una forte emozione ma che è il frutto di una lunga conversione. La gioia ristiana è una tristezza superata, la tristezza per la crocifissione del Figlio superata dalla sua resurrezione. Buona domenica, sappiatevi amati.
Audio commento del teologo Paolo Curtaz su questo link: https://soundcloud.com/paolocurtaz/commento-al-vangelo-del-30-luglio-2023