Riflessione 22-2024

In questa domenica la liturgia ci propone un brano del Vangelo di Marco con una serie di spinte al cambiamento: è la sera, inizia una nuovo giorno, occorre lasciare la folla, cioè il pensiero comune, il giudizio degli altri e passare all’altra riva. Un cambiamento radicale sta per coinvolgere i discepoli (e noi). Perché ciò avvenga dobbiamo avere il coraggio di prendere Gesù sulla barca della nostra vita così com’è, non come Lo vorremmo, non come la gente si aspetta. Cristo non va addolcito o manipolato, non va adattato o aggiornato, è lo stesso, ieri oggi e sempre. Il cambiamento ci spaventa sempre, ma se abbiamo il coraggio di cambiare, allora si scatena la tempesta, come per i discepoli di Gesù. Gli ebrei non sono i come fenici: temono il mare, pescano solo vicino alla riva o, come in questo caso, in un lago perchè il mare è il luogo del mistero, dei mostri (il Leviathan!), meglio lasciarlo perdere. il mare rappresenta le paure che tutti abbiamo nel cuore. Le onde riempiono la barca, abbiamo la certezza di affondare. Gesù è presente, certo, siamo dei credenti, ma tutto sembra crollare. Non fissiamo lo sguardo su di Lui e rischiamo di cadere nel solito errore di pernsare che se Dio c’è dorme o si disinteressa di me. Non guardiamo a Cristo, ma alle nostra paure. Allora ricorriamo al ricatto, anche con Dio: se siamo in mezzo alla tempesta è perché non ti importa nulla di noi! Questo è il dubbio più atroce e destabilizzante che abbiamo: non contare niente per nessuno, nemmeno per Dio. Non è così, invece, è l’esatto contrario. Se siamo in mezzo alla tempesta è perché a Dio stiamo molto a cuore e non vuole che restiamo fermi allo stesso punto, non vuole che ci accontentiamo della nostra vita spirituale piccina e sterile, vuole che diventiamo grandi come egli ci ha pensati. Se dorme, è perché si fida di noi, sa che possiamo condurre una barca anche in mezzo ai mari. La barca della mia vita, la barca della Chiesa. Di cosa avete paura?, chiede il Signore. Cosa ancora ci spaventa? Chiamiamo per nome la nostra paura, affrontiamola, accogliamola, superiamola. Il Signore si alza, sgrida il vento, lo minaccia, intima al vento di tacere, letteralmente lo imbavaglia. Per superare la paura anche noi dobbiamo imparare a mettere un bavaglio ai nostri pensieri, a non lasciar crescere in noi i pensieri negativi, le ombre. Diamo troppo retta alle nostra paure, ai nostri fantasmi e, così facendo, li rendiamo reali, diamo loro potenza. Gesù ci insegna a dominarli e a guardare a lui, il Signore. È una bonaccia dell’anima, è uno stato di pace interiore raggiunto grazie alla consapevolezza della presenza di Cristo nella nostra vita. Non temiamo il cambiamento, non abbiamo paure di essere in cammino interiore, sempre, perché ci siamo scoperti amati e abbiamo scelto di amare. Se anche le onde si alzano e il vento sembra far sballottare la barca, abbiamo con noi il Signore della tempesta che alza forte la sua voce, ascoltiamola! Buoa domenica.