Riflessione 13-2025
Gesù accoglie i peccatori, senza condizioni, non li respinge, nonostante le critiche dei farisei che lo accusano, mormorando, di mollezza e buonismo. Per fortuna che il Signore è così, mi viene da dire, altrimenti quanti di noi si salverebbero? Gesù si difende dall'accusa raccontando la parabola del Padre misericordioso, impropriamente in passato questa parabola veniva definita "del figliol prodigo" concentrando l'attenzione sul quel figlio che di prodigioso aveva poco, anzichè sul padre, vero protagonista della storia. Quando ci chiediamo chi è Dio per me, per noi, questa parabola spiega tutto. I due figli protagonisti della parabola hanno una pessima idea di Dio. Entrambi. Il primo figlio, scapestrato, pensa che Dio sia un concorrente, un avversario, un preside severo, uno che non mi aiuta: se esiste, io non posso realizzarmi. Ancora oggi per molti la fede viene cista come un impedimento alla libertà, un ostacolo. Dopo aver chiesto la sua parte di eredità, se ne va, finalmente libero, inizia la bella vita, ma si accorge di quanto durano poco il denaro e gli amici. Si accorge di qualcosa che dovrebbe essere noto a tutti: se investiamo le nostre energie e le nostre aspettative nella “cose”, non riusciremo mai a colmare il nostro cuore. Arriva una carestia, qualcosa di esterno, che non dipende da lui e l'euforia finisce lasciando spazio alla disperazione. Nella vita, necessariamente, dobbiamo fare i conti con eventi imponderabili, che non dipendono da noi. I soldi che ora gli servirebbero per vivere li ha sperperati in stupidaggini, è davvero nei guai e non ha nemmeno da mangiare. Va da uno sconosciuto per chiedere un lavoro, non da un amico, forse si vergogna o forse gli amici sono spariti. Si ritrova a pascolare i porci e patisce la fame. Che viva o che muoia non importa a nessuno, allora inizia a ragionare, pensa di tornare a casa. Non è l’amore per il padre a muoverlo, ma la pancia che brontola. Non il vero pentimento ma la fame. Si rimette in cammino per tornare a casa. La conversione è sempre un percorso a ritroso, una purificazione della memoria, un riscatto dei propri errori. Torna a casa e succede qualcosa di inatteso. Il padre lo aspettava, gli corre incontro, lo abbraccia. Il figlio minore inizia la tiritera di scuse che si è preparato durante il viaggio... Il padre lo interrompe, sa che il figlio non è ancora profondamente pentito, ma non gli importa il passato. Gli ridona dignità, l’anello che è il sigillo di famiglia, i calzari, la veste. Non premia il pentimento col perdono, perdona senza condizioni, sperando che quel gesto converta il figlio. Anticipa il perdono per suscitare la conversione. L’altro figlio torna dal lavoro stanco e si offende della festa che il padre ha fatto in onore del figlio minore. Come dargli torto? Io avrei fatto lo stesso!!! Ha accolto l’altro figlio dopo che questi ha speso la sua parte di eredità in prostitute. Il padre, rammaricato dal giudizio del filgio, si mette pazientemente a spiegare la sua posizione incomprensibile per il figlio e per noi. Questo atteggiamento richiama fortemente l'atteggiamento di Gesù durante la sua predicazione: spegare pazientemente per più e più volte le sue ragioni sapendo che facciamo fatica a capirle. Non aveva bisogno di elemosinare un capretto, il figlio maggiore, bastava prenderlo, perchè tutto ciò che è mio è anche tuo, gli ricorda il padre. E spiega anche le ragioni della festa: suo fratello poteva morire e spegnere la sua anima, il fatto che sia vivo è una ragione più che sufficiente per fare una grande festa. Lo prega di entrare. Mi fa sempre un qualcosa, pensare che è Dio a pregare gli uomini di entrare nella sua logica. E poi? Luca si ferma, non dice se il primo figlio apprezzò il gesto del padre e si convertì. Né dice se il fratello entrò a far festa. No: la parabola resta aperta, senza soluzioni scontate, senza facili moralismi. Il Vangelo ci dice ancora una volta che Dio ci considera adulti, che affida alle nostre mani le decisioni, che non interferisce nelle nostre scelte. Ci dice che la fede è una scelta: tocca a noi decidere in quale Dio credere. Se quello del fratello minore, un avversario, o quello severo del fratello maggiore, un despota. Forse in quello straordinario che emerge dal racconto e dall’esperienza del Maestro. Sappiatevi amati dell'amore del padre della parabola, scegliete di amare come lui. Buona domenica.
Aprendo il file .pdf. "Riflessioni e giochi" sotto l'immagine in fondo alla pagina potete accedere ad una riflessione del Vangelo per tutti, in particolare per famiglie e ragazzi, tratto dalla rivista "Catechisti parrocchiali", un modo per evangelizzare i più giovani allegramente, con un linguaggio semplice e gioioso.
Come di consueto propongo l'audio commento al Vangelo di Paolo Curtaz, un modo per lasciarsi evangelizzare semplicemente ascoltando: https://soundcloud.com/paolocurtaz/commento-al-vangelo-del-30-marzo-2025
