Riflessione 44-2024
In questa terza domenica di avvento incontriamo una figura bellissima, quella di Giovanni Battista. Siamo così disperatamente bisognosi di buone notizie, che siamo disposti a percorrere chilometri per trovare qualcuno che ci doni speranza, che ci accolga, che ci aiuti. Come la folla di Gerusalemme che scende fino al Mar Morto per incontrare il profeta Giovanni. Hanno il tempio, i sacerdoti, il culto, ma non hanno il cuore colmo di gioia perchè spesso si ritrovano a celebrare riti e non verità. Vanno da Giovanni, chiedono aiuto, chiedono un percorso, indicazioni. Cosa dobbiamo fare? Per essere felici? Per vivere, finalmente. Siamo noi a dover fare, nessuno fa al posto nostro, nessuno ci regala la felicità e la pienezza. Solo io posso prendere in mano la mia vita lasciandola illuminare dalla pienezza di Dio. Giovanni indica la strada: date una delle due tuniche che avete, date da mangiare, non pretendete, non rubate... Lo ascoltano perché vive ciò che dice, perchè è credibile, per questo motivo lo raggiungono anche i pubblicani e soldati. Non li respinge, tutti possono venire e a tutti offre un percorso semplice, accessibile, possibile. Le risposte del profeta sono sconcertanti: consigli banali, semplici, non propone nessuna scelta radicale impossibile: condividete, non rubate, non siate violenti… Al popolo di allora, come a noi oggi, Giovanni chiede di condividere, di non lasciare che la fede resti solo preghiera o vaga appartenenza, ma di farla vibrare nella vita questa fede, di lasciare che contagi le nostre vite e le nostre scelte concrete. Ai pubblicani, appaltatori delle tasse e ladri, chiede di essere onesti. Ai soldati, abituati alla violenza, Giovanni chiede mitigazione e giustizia, di non spadroneggiare. Giovanni ha ragione: dalle cose piccole nasce l’accoglienza. Fai bene ciò che sei chiamato a fare, fallo con gioia, fallo con semplicità. Era normale per i pubblicani rubare, normale per i soldati essere prepotenti, normale per la gente accumulare quel poco che guadagnava. Allora come oggi, Giovanni mostra un'altra storia: sii onesto, non essere prepotente, condividi. Questo possiamo fare per contrastare ogni violenza, ogni sopruso, ogni scoraggiamento. Per accogliere Dio che è nato e ora chiede di farlo nascere in ciascuno di noi. Così è il Dio che diventa carne: un Dio che sorride, che canta con gli amici, che piange, che ama, che mi chiede di diventare mangiatoia, culla per accoglierlo. Io, proprio io, adesso, qui. Non quando mi sono avvicinato alla fede. Non quando le cose andavano bene. Non quando le chiese erano quasi piene e la vita di fede condivisa. Ora, in questo periodo difficile, siamo chiamati a fare Natale facendo a gomitate con l’altro natale, quello farlocco, quello finto. Per farlo sono chiamato ad alzare lo sguardo sopra il caos. Per farlo sono chiamato a dire sì come ha saputo fare Maria. Per farlo sono chiamato a fare piccoli gesti, piccoli passi possibili, come ci insegna il Battista. Dio si fa piccolo nei piccoli atteggiamenti e questo dona gioia. Perché il Dio felice ama le persone felici che creano felicità. Buona domenica, sappiatevi amati.
Aprendo il file .pdf. "Riflessioni e giochi" sotto l'immagine in fondo alla pagina potete accedere ad una riflessione del Vangelo per tutti, in particolare per famiglie e ragazzi, tratto dalla rivista "Catechisti parrocchiali", un modo per evangelizzare i più giovani allegramente, con un linguaggio semplice e gioioso.
Come di consueto propongo l'audio commento al Vangelo di Paolo Curtaz, un modo per lasciarsi evangelizzare semplicemente ascoltando: https://soundcloud.com/paolocurtaz/commento-al-vangelo-del-15