Riflessione 30-2024
Essere sordi, nella Bibbia, significa non accogliere il messaggio di salvezza di Dio. Anche noi, travolti dalle mille cose da fare e stressati dai ritmi frenetici della vita, fatichiamo ad ascoltare, fatichiamo a cercare Dio. Basta farsi un giro sui social in cui tutti esprimono
opinioni rabbiose, offensive. Siamo sordi, verso Dio, verso i fratelli, verso noi stessi, incapaci di ascoltare la nostra anima... e muti. Proprio come il protagonista del vangelo di oggi definito, nel greco particolare di Marco, un sordo/balbuziente, che non riesce a farsi capire, che stenta a relazionarsi, destinato ad una chiusura al mondo esterno. Immagine dell’uomo contemporaneo, solo e narcisista, smarrito e alla ricerca di una qualche visibilità, tutto incentrato nella propria realizzazione e perennemente insoddisfatto. Non riusciamo ad ascoltare, non riusciamo più a farci ascoltare. Al tempo di Gesù, si credeva che la santità fosse inversamente proporzionale alla distanza da Gerusalemme. La Giudea poteva ancora salvarsi, ma la Galilea e la Decapoli, oltre la Samaria, zone di confine, abitate da popolazioni miste, erano decisamente perdute. La scena è ambientata in una delle Decapoli, le ieci città a maggioranza pagana che Roma aveva voluto autonome dall’amministrazione ebrea. Gli israeliti, per scendere a Gerusalemme, passavano oltre il Giordano, sulla strada che attraversava i territori pagani, ma senza mai entrare nelle città considerate perse, per non contaminarsi. Gesù, invece, inizia la sua predicazione proprio da lì, dalle tribù di Zabulon e Neftali, le prime a cadere sotto gli Assiri seicento anni prima della sua venuta, perché egli è venuto per i malati, non per giusti. Non condanna gli "impuri", come fanno, i farisei. Li salva. È condotto da amici, il sordo/balbuziente. Sono sempre altri a condurci a Cristo, a parlarci di lui, a indicarcelo. La Chiesa, a volte incoerente e fragile, è la compagnia di coloro che conducono a Cristo, dei feriti guariti. È questa la funzione della Chiesa, a questo “serve” la Chiesa: a rendere testimonianza al Maestro. Ma, lo sappiamo, ci vuole umiltà per farsi condurre e nostro mondo ha fatto dell’arroganza uno stile di vita: molte persone che sanno tutto, pontificano, giudicano, specialmente nelle cose concernenti la fede, ma non sanno davvero mettersi in discussione. Gesù porta il sordo/balbuziente in un luogo riservato, lo allontana dal villaggio, lo porta in disparte. Nel vangelo di Marco, spesso, la folla ha un ruolo ambiguo e negativo, influenza il pensiero. Anche noi oggi, In mezzo al caos quotidiano e alla folla non riusciamo davvero ad ascoltare e ci lasciamo influenzare dai pensieri altrui. La ricerca di fede avviene personalmente, cuore a cuore, in un atteggiamento reale di accoglienza: Dio ci parla ma, per accoglierlo, occorre zittirci.Perciò, per incontrare veramente Dio, abbiamo necessità di isolarci, di rientrare in noi stessi,di restare soli con l’Assoluto.
Gesù compie dei gesti di guarigione: sospira, tocca la lingua del malato. Allora si pensava che la saliva contenesse il fiato, Gesù intende trasmettere il proprio spirito all’uomo, e vi riesce. La nostra vita di fede ha bisogno di segni, di concretezza, di sacramenti.
La fede scoperta è vissuta e celebrata, fatta di gesti in cui riconosciamo l’opera del Signore per noi, per l’umanità. In Marco, però, Gesù impone il silenzio. Perché? Forse perchè Gesù non voleva essere scambiato per un guaritore qualunque, per un santone. La guarigione è sempre segno ed esplicitazione di qualcosa di profondo. Abbiamo bisogno di cristiani guariti, di annunciatori di speranza, di credenti riconciliati e credibili. Noi che abbiamo udito le meraviglie di Dio possiamo proclamare come la folla: ha fatto bene ogni cosa. Lasciamoci toccare, lasciamoci guarire. Buona domenica.
Come di consueto continuiamo a proporvi l'audio-commento di Paolo Curtaz, un modo per lasciarsi evangelizzare semplicemente ascoltando: https://soundcloud.com/paolocurtaz/commento-al-vangelo-dell8-settembre-2024
Il file .pdf. "Riflessioni e giochi" solitamente si trova in fondo alla pagina (tratto dalla rivista "Catechisti parrocchiali"), sarà di nuovo disponibile da Ottobre.