Riflessione 07-2025

Cosa cerchiamo nella vita? Qual'è la cosa più importante che desideriamo con tutte le nostre forze? La risposta finale è unica per tutti: "cerco la felicità". E' una parola grossa ma Gesù ha il coraggio di presentarsi a noi con l'offerta della felicità: Lui in persona è la stada per essere contenti. Molta gente si è radunata da lontano aspettando la parola. La Parola ci spinge a far ressa, a stringerci intorno a chiunque abbia qualcosa di autentico da dire, che ci indichi come essere felici. Poveri, affamati, nel pianto, perseguitati…Non capisco. Non capiamo. Io non voglio essere povero, né tantomeno affamato, piangente o perseguitato. Questa pagina conferma il pregiudizio di molti nei confronti dei cristiani che amano la sofferenza? Dio esalta la sfortuna e la disgrazia? Molti, purtroppo, lo hanno pensato, hanno veramente esaltato il dolore pensando di far piacere a Dio. Molti, pensano che Dio metta alla prova i suoi figli mandando disgrazie e malattia e lutti. Ma quale padre farebbe una cosa del genere? Non è così. Non siamo beati, cioè felici, perché poveri, o affamati o piangenti o perseguitati. Siamo felici perché Dio si occupa di noi, se poveri, affamati, piangenti e perseguitati. Perché Dio mette il povero al centro del suo cuore, sazia l’affamato, fa ridere il piangente e accoglie con sé quanti, fra noi, subiscono persecuzione nel suo nome. Come dei genitori che dedicano maggiore attenzione al figlio ammalato o problematico, così fa Dio. Dona a ciascuno secondo il suo bisogno. Perciò, Gesù, vedendo i suoi discepoli e noi, già vede la consolazione. Le beatitudini raccontano chi è Dio. Gesù però aggiunge anche il rovescio della medaglia, anche se dobbiamo fare attenzione a non fraintender: non è la povertà che ci rende felici e di per sè non è la ricchezza che porta dei guai, ma se la ricchezza diventa il tuo orizzonte e riempie la tua mente e la tua anima, non ci sarà spazio per Dio. La radice della felicità sta nel nostro atteggiamento verso il Signore: se riconosciamo la nostra povertà, ammettiamo di non avere i mezzi per salvarci da soli, di conseguenza ci affidiamo a Lui e troviamo la felicità; se invece assumiamo l'atteggiamento arrogante di chi dice "faccio da solo", siamo rovinati. Questo infatti è il comportamento di molti ricchi, tipico di chi è prepotente perchè convinto di avere le forze per fare tutto da solo, di chi è sazio e non ha più voglia di niente, di chi se la ride del mondo e della vita. Il Signore vuole che noi siamo persone realizzate e contente perciò ci insegna che l'atteggiamento buono è quello del povero che ha fame di felicità. Non cerchiamo la povertà, le lacrime o la miseria, ma poniamo la nostra fiducia in Dio. L’unica possibilità è quella di alzare lo sguardo, di non confidare solo nell’uomo, come scrive il profeta Geremia nella prima lettura. La nostra speranza, come ci ricorda San Paolo nella seconda lettura, è posta nel Signore risorto, in qualcuno che è vivo e si rende presente attraverso il nostro sguardo, non in un progetto umano. Sappiatevi amati. Buona domenica.

Aprendo il file .pdf. "Riflessioni e giochi"  sotto l'immagine in fondo alla pagina potete accedere ad una riflessione del Vangelo per tutti, in particolare per famiglie e ragazzi, tratto dalla rivista "Catechisti parrocchiali", un modo per evangelizzare i più giovani allegramente, con un linguaggio semplice e gioioso. 

Come di consueto propongo l'audio commento al Vangelo di Paolo Curtaz, un modo per lasciarsi evangelizzare semplicemente ascoltando: https://soundcloud.com/paolocurtaz/commento-al-vangelo-del-16-febbraio-2025