Riflessione 01 - 2024

Quest'anno va così: in questo tempo liturgico breve, il più breve, intasato di ricorrenze, arriviamo alla fine di questo breve tempo natalizio ieri con l’Epifania ed con Battesimo di Gesù. Dio ci chiede ancora un piccolo sforzo per fare in modo che questo Natale, in bilico tra guerre e feste natalizie sempre più senza il festeggiato, segni profondamente la nostra piccola vita. E noi qui, a cercare di alzare lo sguardo, a custodire la speranza, a vedere Dio che fa nuove tutte le cose, se le sappiamo vedere. Un tempo in cui credere e non in cui cedere. Cercando, ancora e ancora, di coltivare il desiderio: desiderio di vivere, di ricominciare, di andare all’essenziale, di verità, di pace nel cuore e fra i popoli, di felicità accolta e custodita. Desiderio di Dio. Ieri abbiamo ritrovati i magi, questi stranieri venuti da lontano montando dei cammelli, pagani che adoravano le stelle. Eppure i magi, arrivati da così lontano, sono fra i pochi ad avere accolto il Dio fatto uomo. Anche se, in realtà, cercavano altro. Il loro desiderio era quello di verificare l’ipotesi di un collegamento fra un qualche evento astrale e la nascita di un re in Giudea. Erode invece, così vicino, circa 10 km da Betlemme, alla notizia di un altro re da aspettare, non pensa proprio ad andare a visitarlo, ma pieno di egoismo e di se stesso cercherà di eliminarlo. Arriviamo a Giovanni che è un prete, come suo padre Zaccaria, ma non frequenta il tempio. È un profeta, ma non cerca discepoli e caccia la gente in malo modo. È preso per il Messia, ma non accetta che lo si consideri tale. Ha fatto della sua vita un’attesa. È l’immagine e l’emblema del giusto che attende la salvezza di Israele. Non vuole clamore, non vuole essere al centro dell’attenzione ma lo diventa, malgrado tutto. Ha un desiderio: preparare il popolo ad incontrare il Messia. Ama Dio con passione, ama il popolo e lo scuote. Questo Dio che è venuto nella Storia e che ha stupito anche lui perchè Dio non è mai come ce lo immaginiamo. Dovremmo proprio imparare dai magi ad alzare lo sguardo, lasciare la nostra "confort zone" e partire alla ricerca.... dovremmo imparare dal Battista ad essere divorati dell’amore di Dio, amare la gente anche scuotendola, se necessario e diventare capaci, almeno un poco, di farci abitare dalla Parola per diventarne voce. Finalmente arriviamo a Gesù, un perfetto sconosciuto. Jeoshua ben Youssef di Nazareth di Galilea. Si mette in fila con i penitenti, Lui che non porta peccato con sè. Chiede perdono, Lui che non sa cosa sia la colpa. Solidale fin dal primo gesto, in mezzo, assieme, con gli altri. Un gesto sconvolgente, che esprime il desiderio di Dio di salvare ogni uomo, mischiandosi con noi. Non ci salva dall’alto, non ci salva con un molle e benevolo gesto di condiscendenza. Si sporca le mani di fango, questo Dio. E ci rivela, attraverso la voce del Padre: siamo amati, sono amato, da sempre, a prescindere, senza condizioni. Vorrei imparare dal Signore Gesù a mischiarmi fra i peccatori, perché lo sono. Senza giudicare, senza pretendere, senza deprimermi. Vorrei imparare ad amarmi come Dio mi ama e amare gli altri come ama Lui. Vorrei non porre ostacoli, non lamentarmi, non cercare applausi o gratificazioni e alzandomi ogni mattina e indirizzare il mio pensiero a questa nuova, immensa, stordente verità: sono amato. Non me lo merito, non ho fatto nulla perché ciò avvenisse. È accaduto perché Dio ha deciso di rivelarsi, di rivelarmi a me stesso. Voglio lasciar fare nuove in me tutte le cose. Magari riscoprendo quel grande segno di appartenenza a Lui che è stato il mio battesimo. Quel giorno benedetto in cui sono stato immerso nella vita di Dio. Buona domenica.

 

Come di consueto propongo l'audio commento al Vangelo di Paolo Curtaz, un modo per lasciarsi evangelizzare semplicemente ascoltando: https://soundcloud.com/paolocurtaz/commento-al-vangelo-del-07-gennaio-2024